Relazioni: i tre modelli di dipendenza.

Relazioni: i tre modelli di dipendenza.

amore

Le relazioni possono essere facili, leggere, divertenti, costruttive, evolutive, che fanno migliorare noi stessi e l’altro oppure possono diventare una prigione. Nella nostra scuola di Counseling Esperienziale e Relazionale parliamo di co-dipendenze emozionali e lo mettiamo in pratica, anche grazie a esercizi e giochi così da poter imparare divertendoci, più che studiando sui libri.

Viene garantito lo spazio della risata, della leggerezza dell’essere, della battuta (rispettosa), dell’ironia. Queste qualità, molto apprezzate anche da Jung, si affiancano al sentire, all’essere, alla totalità e alla presenza. Tutto questo lo si può ricercare e spesso trovare soprattutto grazie all’esperienzialità.

E le relazioni sono infatti un’importante fonte di esperienza nella nostra vita: per tutti, da sempre e per tutta la nostra vita. Siamo esseri relazionali già dentro all’utero di nostra madre. Se osserviamo le relazioni d’amore troviamo tre modelli principali di relazione; i primi due sono molto comuni. A volte, come spesso succede nella vita, questi modelli non sono così staccati l’uno dall’altro.

Dato che la vita non ci fa mancare niente per imparare, anzi è spesso abbondante di lezioni per ciascuno di noi, succede che frammenti dei tre modelli possono trovarsi all’interno di una stessa relazione d’amore. Le cause degli schemi disfunzionali vanno ricercate nell’infanzia ma anche nelle relazioni passate, con partner che ci hanno procurato delle ferite così come noi, spesso, ne abbiamo procurate ad altri.

relazioniPrimo modello: co-dipendenza affettiva.

Lo schema per cui ci si sente deboli e bisognosi mentre si proietta sull’altro la forza, l’indipendenza, la capacità di fare scelte. Il partner co-dipendente avrebbe bisogno di più attenzione, di più amore, di più tempo dedicato alla coppia, di più dimostrazioni d’amore. Ha sofferto in passato di mancanza di attenzioni e di un vuoto di interessi da parte dei genitori.

Agli estremi il comportamento di un co-dipendente è quello di richiedere attenzione e amore come una richiesta di elemosina, pensando di non esserne degni. Non è in contatto con il proprio valore né tanto meno con la possibilità di prendersi cura delle proprie ferite; con un counselor o un terapeuta può imparare a prendersene carico e cura da solo.

Naturalmente la parola “solo” non piace per niente ai dipendenti affettivi. Certo non intendo una solitudine triste e sconsolata ma meglio una capacità di centratura, un adulto amorevole che accudisca le pene di quel bambino ferito che è dentro ad ognuno di noi.

Secondo modello: anti-dipendente (o contro-dipendente).

Anche questa persona ha ricevuto le sue ferite ma non di abbandono e di non curanza come nel primo caso, ma più di soffocamento, di controllo, di mancanza di fiducia. Tutto ciò crea mancanza di libertà, di cui avrebbe avuto tanto bisogno per crescere.

L’anti-dipendente si chiude, è obbligato a decidere che basta da solo, non ama i discorsi profondi sulle relazioni, tanto meno le emozioni. Ha bisogno di libertà e meno intimità rispetto alle esigenze del co-dipendente. Naturalmente, come spesso succede, veniamo attratti dal diverso da noi quindi. Molto spesso le coppie sono quindi formate da un co-dipendente e da un anti-dipendente; il bisogno è di cercare fuori di noi ciò che ci manca.

Questa soluzione, se non resa consapevole, può portare a molta sofferenza. Si ricerca la risoluzione delle ferite passate nel partner attuale, cercando conforto e di essere visti in un caso, nell’altro di non essere controllati, asfissiati e che gli venga data la libertà che gli è mancata in passato.

Si continueranno a fare le stesse richieste e puntualmente queste verranno deluse. Il primo partner cercherà più intimità, più tempo insieme, più sesso proprio mentre l’altro ha l’esigenza opposta: quella di essere amato o amata con un po’ più di distanza.

Molto spesso entrambi i partner non sono disponibili a scendere a compromessi per raggiungere una distanza utile che consenta alla relazione di progredire. Una delle soluzioni è che si diventi consapevoli e, di conseguenza, disposti a lavorarci un po’ sopra con un Counselor o un Terapeuta.

relazioniTerzo modello: interdipendenza (raro ma raggiungibile).

I due partner trovano la strada per essere ne dipendenti ne anti dipendenti: significa aver superato le ferite del passato. Difficile? Sicuramente, ma vale la pena di provare e sperimentare energie nuove e diverse da ciò che meglio conosciamo.

In questo caso la relazione acquisisce qualcosa di trascendente, di spirituale. La sincronia tra loro funziona, prende il sopravvento; la dipendenza e l’anti dipendenza lasciano il posto alla vera relazione.

Può essere sempre così per tutto il tempo? Non credo, ma diventando sempre più consapevoli si può tornare a prendersi cura di sé e tornare all’altro in un modo nuovo e diverso. Le antiche ferite torneranno a farsi sentire? Può succedere, ma avremo creato e alleato (un nostro centro) dai muscoli capaci di cambiare la situazione a vantaggio nostro, del partner e della relazione.

In che schema sei?

E tu in che schema ti riconosci? Ti senti un dipendente emotivo che ha bisogno dell’altro per colmare un vuoto? Oppure una persona anti-dipendente che non vuole l’altro troppo addosso e richiedente attenzioni? Oppure un po’ dell’uno e un po’ dell’altro? O, ancora, vari il tuo schema in base al partner con cui ti trovi?

Buon viaggio alla scoperta dei tuoi schemi relazionali.

Daniela Zicari

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